giovedì 26 febbraio 2015

La svastica sul sole - Philip Dick

Succede che poco più di un mese fa Amazon trasmette l’episodio pilota di questo simpatico telefilm, “The man in the high castle”. Succede che lo guardo. Succede che mi piace.
E anche molto.
“The man in the high castle” altri non è che l’adattamento in serial tv di uno dei più noti romanzi di Philip K. Dick, ovvero uno dei guru della fantascienza #totaletombale.
Succede poi che pochi giorni dopo aver visto il pilota di “The man in the high castle” mi ritrovo a parlare di Philip Dick con alcuni compari internettiani fidati. Perché Dick sarà pure uno dei guru della fantascienza #totaletombale, ma per quanto i plot delle sue storie siano molto affascinanti, il suo modo di scrivere l’ho sempre odiato.
Va detto che ho letto la maggior parte dei romanzi e dei racconti di Dick roba come 15 anni fa, in pieno liceo. E all’epoca lo trovavo pesante, noioso e spesso prolisso.
Perciò mi sono detto: “Ok, proviamo a rileggerlo adesso. Vediamo che effetto mi fa”.
E naturalmente, ho scelto “La svastica sul sole” (titolo nostrano di “The man in the high castle”).
E come l’ho (ri)trovato Dick a distanza di questi 15 anni?


L'America post 1945!

Più semplice e meno “arduo” di come lo ricordavo. La percezione di un quindicenne è ovviamente diversa rispetto a quella di un trentenne, perciò la pesantezza che riscontravo all’epoca non l’ho riscontrata ora. Va detto però che “La svastica sul sole” ha nel wordbuilding il suo grande punto di forza, mentre le storie centrali, che fino a un certo punto sono anche abbastanza interessanti, dalla seconda metà del romanzo in poi si sgonfiano, fino ad arrivare a un finale che, a conti fatti, non è un finale.

Ma andiamo per gradi: di che cosa parla il romanzo?
Parla di un gruppo di persone che vivono le loro vite nella San Francisco degli anni ’60. Una San Francisco dominata dai giapponesi. Già, perché in questo scenario, Hitler&co. hanno vinto la seconda guerra mondiale, e si sono spartiti il mondo. Soprattutto, si sono spartiti l’America: la costa orientale ai nazisti, quella occidentale ai giapponesi.
E l’Italia? L’Italia si è accontentata del dominio del Mediterraneo.
Anche se il Mediterraneo non c’è più, perché è stato prosciugato per far spazio a coltivazioni utili a sostentare il Reich.
Un Reich potentissimo, in grado di spostarsi in ogni luogo del pianeta in poche ore con aerei altamente hi-tech, che ha conquistato Luna, Venere e Marte, e ha compiuto meraviglie e progressi in ogni campo.
Il tutto senza rinnegare i propri ideali.


Il mondo dopo la Seconda Guerra Mondiale

Gli ebrei vengono sempre temuti e, quando scoperti, vengono immediatamente imprigionati e condannati morte; malati terminali, anziani e “soggetti non utili alla società” vengono cremati direttamente negli ospedali.
E poi c’è la faccenda dell’Africa.
Dopo aver saggiato la propria organizzazione con gli ebrei durante la Seconda Guerra Mondiale, i protagonisti de “La svastica sul sole” fanno intendere che in Africa è successo qualcosa di ben peggiore. La razza nera è stata quasi completamente annientata, e il continente africano è stato tramutato interamente in una sorta di lager dove i nazisti hanno condotto uno dei più grandi stermini di massa della storia dell’Umanità.
Il tutto mentre Hitler sta per schiattare, i vertici del partito nazista si stanno sbranando l'uno con l'altro per la leadership del Reich e Giappone e Germania sono sull'orlo di far scoppiare la Terza Guerra Mondiale.



C’è però una speranza, che muove alcuni dei protagonisti del romanzo: “La cavalletta non si alzerà più”, del famigerato scrittore di fantascienza Hawthorne Abedensen. Si tratta di un libro ucronico dove si racconta che le forze dell’Asse hanno perso malamente la guerra. E dove la situazione geopolitica del mondo dopo il ’45 è completamente diversa. Il bello è che questo romanzo di fantascienza (e questo lo scopriremo solo alla fine) sembra essere tutto, fuorchè un “romanzo di fantascienza”…


La bandiera naziamericana

In buona sostanza, La svastica sul sole di Dick è un romanzo potente soprattutto per ciò che concerne l’universo ucronico. Che fa solo “da sfondo” alle vicende dei numerosi protagonisti (alcune delle quali, però, sono parecchio avvincenti), ma che rende il tutto più magico e interessante.

Come dicevamo all’inizio, il guaio è che “La svastica sul sole” è un libro monco. Si conclude, ma si vede lontano un miglio che il finale serve solo come aggancio al seguito. Seguito che purtroppo Dick, eccezion fatta per un paio di capitoli introduttivi, non ha mai scritto (se cercate in rete si parla addirittura di altri due libri, tanto che questo universo ucronico avrebbe dovuto far parte di una vera e propria trilogia).


Al vecchio zio Adolf piace molto questo libro...

Ad ogni modo il mio suggerimento è quello di fiondarvi su “La svastica sul sole”, che viene considerato (e non a torto) uno dei migliori romanzi ucronici di tutti i tempi.

Voi l’avete letto?
Se sì, come vi è sembrato?

Ps: Amazon ha confermato che produrrà interamente il telefilm. Urrà!

10 commenti:

  1. Libro molto bello. Ho letto parecchio di dick e credo che sia un vero genio. qui ho però trovato eccessivo l 'utilizzo continuo dell'I ching o come si scrive.

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    1. A me non è dispiaciuto, è una bella filosofia di fondo e ha parecchio senso soprattutto visto il finale.

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  2. Ti ringrazio innanzitutto all'infinito per avermi dato questa news che ignoravo completamente; mi guarderò subitissimamente il pilot e comunque godo come un riccio per questo fatto. Detto ciò, essendo un appassionato di distopie, l'uomo nell'alto castello l'ho letto eccome e devo dire che come te, anche io, all'inizio(e si parla di età adolescente)lo snobbai parecchio, a causa del suo stile alquanto schizofrenico; ma successivamente con il sopraggiungere degli anni e il crescente interesse per le distopie lo rilessi completamente e lo adorai all'inverosimile e molte delle cose che non comprendevo all'epoca mi affascinarono un sacco, tra cui l' I Ching, su cui mi documentai abbastanza per comprenderne usi e consulti(tra l'altro si dice che il volpone Dick scrisse il romanzo un po' come Abendsen, ovvero ricorrendo proprio al manoscritto per stabilire alcune pieghe che doveva prendere il plot, chissà...). Dopo i capostipiti di questo genere(per me intoccabili), questo romanzo lo considero uno dei più bei libri distopici/ucronici in assoluto, nonostante alcune sue debolezze effettive(per me), legate magari al ritmo e allo stile.
    Mi è poi dispiaciuto un sacco sapere che almeno un seguito era previsto; sopratutto avrei voluto da matti vedere questa sorta di guerra tra mondi paralleli, che da quello che ho letto sarebbe dovuto essere il "trend topic" del libro.

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    1. Che poi non ricordavo che fosse stato l'I Ching a scrivere "La cavalletta", in quanto libro senziente e immanente attraverso gli universi paralleli. Rimane l'amaro in bocca per il fatto che "The man in the high castle" sia fondamentalmente il "prologo" alla guerra tra universi paralleli di cui parli tu. I capitoli del nuovo libro in cui gli scienziati nazisti scoprono come raggiungere il mondo parallelo sono fighissimi.
      Peccato davvero. :(

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  3. Anche io l'ho letto molto tempo fa e l'impressione che mi aveva fatto è la stessa che ne hai avuto tu alla prima lettura, anzi forse pure peggio: mi aveva quasi infastidito, soprattutto per lo stile un po' "drogato" di Dick, tanto che sono arrivato alla fine a fatica, e non mi ricordo nemmeno come finisce. Magari anche io dovrò rileggerlo, forse cambierò idea :) !

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    1. Non ne ho voluto parlare, ma lo stile "drogato" è quello che, quand'ero ragazzino, mi ha dato più fastidio. Per fortuna non c'è traccia nella Svastica, ma ricordo, ad esempio, che se tutta la prima metà de "Ma gli androidi sognano le pecore elettriche" mi era piaciuta tantissimo, la seconda metà risente pesantemente di quest'effetto. Insomma, è palesissimo che Dick l'ha scritto sotto effetto di acidi...E sì, dà fastidio. Non poco.

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    2. Anche se, forse, senza acidi non sarebbe stato il Dick che conosciamo e amiamo.

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  4. E' l'unico romanzo di Dick che ho letto. E le considerazioni sono più o meno simili alle tue, il mondo ipotizzato da Dick è veramente affascinante. Però le storie dei personaggi non mi hanno colpito moltissimo e in finale è abbastanza fiacco, non sapevo questa storia del seguito. Di certo, però, leggerò qualche altra cosa di Dick.

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  5. Per mia ignoranza mai letto.
    Ma non ti nego che mi hai messo una certa carica, non lo dico per fare il paraculo :D

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  6. E si scoprì che buta aveva un secondo blog! XD "Trascurato" pure questo! XD

    "Va detto che ho letto la maggior parte dei romanzi e dei racconti di Dick roba come 15 anni fa, in pieno liceo. E all’epoca lo trovavo pesante, noioso e spesso prolisso."

    Scusa, ma lo trovavi così e lo continuavi a leggere? °_O XD Io ho letto solo "Ma gli androidi sognano pecore elettriche?" e nonostante gli spunti interessanti non mi ha entusiasmato affatto. La Rachel originale mi sta veramente sulle balle. XD

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